Le ambizioni architettoniche del Marocco del XVII secolo trovano espressione monumentale nel maestoso Bab El Mansour, un portale la cui storia è profondamente intrecciata con il destino della città di Meknes.
La visione di Moulay Ismail
Salito al trono nel 1672 dopo la morte del fratello, il sultano Moulay Ismail ibn Sharif concepì Bab El Mansour non come semplice struttura difensiva, ma come sontuoso omaggio a sé stesso e alla forte ortodossia musulmana della sua dinastia. La progettazione di questo imponente portale fu affidata a Mansour Laalej (o al-'Alj), un cristiano convertito all'Islam che cercava di ascendere nella corte del sultano. Il nome stesso del portale deriva da questo architetto - mansour in arabo significa "vittorioso".
Una leggenda locale racconta che quando Moulay Ismail chiese all'architetto se avrebbe potuto realizzare un'opera più bella, questi rispose affermativamente, provocando l'ira del sultano che lo fece giustiziare. Tuttavia, i documenti storici smentiscono questa colorita narrazione, poiché il portale fu completato solo dopo la morte del sultano.
Il ruolo di Meknes come capitale imperiale
Moulay Ismail scelse deliberatamente Meknes come capitale del suo regno, preferendola alle storiche Fes e Marrakech. Infatti, questa decisione gli permetteva di allontanarsi dall'influenza delle élite tradizionali, costruendo una nuova base da cui esercitare un potere assoluto.
Inizialmente, il sultano ordinò la demolizione delle strutture esistenti risalenti all'antica kasbah medievale per fare spazio alla sua città imperiale. La grande piazza pubblica davanti alla Kasbah, chiamata el-Hedim (o Place el-Hedim), deve il suo nome proprio alle macerie ("le rovine") accumulate durante queste demolizioni.
Durante i 55 anni del suo regno, Moulay Ismail trasformò Meknes in una città impressionante, circondata da mura che si estendevano per 40 chilometri con venti porte monumentali. I lavori di costruzione furono eseguiti da lavoratori stipendiati e contingenti di schiavi, benché le storie sui decine di migliaia di schiavi cristiani utilizzati siano alquanto esagerate.
Completamento sotto Moulay Abdallah
Sebbene Bab El Mansour fosse uno degli ultimi progetti di Moulay Ismail, il portale fu completato solo nel 1732, cinque anni dopo la sua morte, durante il regno di suo figlio Moulay Abdallah. I lavori furono supervisionati dal caid Jilali, come indicato in un'iscrizione in caratteri corsivi nella parte superiore dell'edificio.
Sulla sommità del portale si trova un'elaborata iscrizione in arabo che, tradotta, recita: "Sono il portale più bello del Marocco. Sono come la luna nel cielo. Proprietà e ricchezza sono scritte sul mio fronte". Questa poesia, nella voce del portale stesso, celebra la sua bellezza e, di conseguenza, la potenza di Moulay Abdallah.
Inoltre, l'edificio diventò sede del tribunale del pascià (governatore) della città, che vi teneva riunioni per risolvere dispute e pranzava con i capi militari dopo le preghiere del venerdì. Davanti al Bab Mansour si svolgevano anche cerimonie religiose (mussem) e militari, una tradizione che è sopravvissuta fino ai giorni nostri.
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