Nel cuore di Fès, la Medersa Bou Inania si erge come testimonianza della grandezza della dinastia merinide. L'iscrizione di fondazione all'interno della sala di preghiera indica che la costruzione iniziò il 28 dicembre 1350 (28 Ramadan 751 AH) e terminò nel 1355 (756 AH).
La fondazione da parte del sultano Abou Inan Faris
La Medersa prende il nome dal suo fondatore, il sultano merinide Faris ibn Ali Abu Inan al-Mutawakkil, conosciuto semplicemente come Abou Inan. Originariamente chiamata "Madrasa al-Muttawakkiliya", col tempo ha mantenuto il nome del suo creatore. Abou Inan, salito al trono nel 1348 dopo essersi ribellato contro suo padre, il sultano Abu al-Hasan, governò durante un periodo di relativa prosperità per lo stato marocchino. Purtroppo, il suo regno fu breve: venne assassinato dal suo visir il 10 gennaio 1358, all'età di soli 31 anni, segnando l'inizio del declino definitivo della dinastia.
Il contesto storico della dinastia merinide
I Merinidi furono prolifici costruttori di madrase, istituzioni originarie dell'Iran nord-orientale che si diffusero progressivamente verso occidente. Queste strutture servivano a formare studiosi islamici, particolarmente nella giurisprudenza islamica (fiqh). Dopo aver stabilito il loro potere a Fès, i Merinidi insistettero nell'assumere il controllo diretto delle nomine degli ufficiali responsabili delle istituzioni religiose e nella gestione delle donazioni waqf (o habus) che finanziavano moschee e madrase.
Per i Merinidi, le madrase giocavano un ruolo fondamentale nel rafforzare la legittimità politica della dinastia. Attraverso questo patrocinio, incoraggiavano la lealtà delle élite religiose di Fès, notoriamente indipendenti, e si presentavano alla popolazione come protettori e promotori dell'Islam sunnita ortodosso. Inoltre, queste strutture formavano studiosi ed élite che gestivano la burocrazia statale.
Perché fu costruita: tra religione e redenzione
Esistono diverse storie sulla creazione della medersa. Una leggenda narra che Abou Inan, sentendosi in colpa per il violento rovesciamento di suo padre, riunì studiosi religiosi chiedendo consiglio su come redimersi e cercare il perdono di Allah. Gli consigliarono di scegliere un'area nella città alta che fungeva da discarica, trasformandola in un luogo di apprendimento religioso; purificando e migliorando una parte della città, avrebbe fatto lo stesso con la sua coscienza.
Il progetto di costruzione fu straordinariamente costoso data la scala e la sontuosità dell'edificio. Un aneddoto racconta che il sultano, vedendo il costo totale presentatogli dai supervisori nervosi, strappò il libro contabile gettandolo nel fiume Fès, proclamando: "Ciò che è bello non è costoso, non importa quanto grande sia la somma". Questo gesto dimostra l'importanza che il sultano attribuiva alla bellezza e alla grandiosità della sua opera, destinata a diventare un simbolo duraturo del suo regno e della dinastia merinide.
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