Le tonalità di blu che caratterizzano Chefchaouen nascondono un affascinante mistero che si intreccia con la storia e le tradizioni locali. Nonostante la sua notorietà mondiale, le origini esatte di questa peculiare scelta cromatica rimangono avvolte nell'incertezza.
Origini incerte e teorie contrastanti
L'usanza di dipingere gli edifici di blu è relativamente recente, risalente probabilmente al XX secolo, anche se non esistono documenti storici che ne attestino con precisione l'inizio. La teoria più diffusa attribuisce questa tradizione agli ebrei rifugiati giunti negli anni '30, fuggiti dalle persecuzioni naziste in Europa. Secondo questa interpretazione, il blu rappresenterebbe il cielo e il paradiso, simboleggiando la vicinanza a Dio nella tradizione ebraica.
Tuttavia, molti abitanti locali contestano questa versione. Infatti, secondo una guida locale esperta nelle tradizioni marocchine, "il 50% delle persone concorda sul fatto che sia un'usanza portata dagli ebrei, ma il restante 50% sostiene che si tratti di un'idea locale".
Esistono inoltre spiegazioni più pratiche. Alcuni credono che il colore blu serva a respingere le zanzare, creando l'illusione dell'acqua corrente. Altri sostengono che le tinte chiare proteggano le abitazioni dal calore estivo, mentre c'è chi afferma che il blu fu scelto per ridurre il riflesso accecante del sole sulle pareti bianche.
Una teoria poetica collega il blu al simbolismo dell'acqua: potrebbe rappresentare il Mar Mediterraneo o la cascata del fiume Ras el-Maa, fonte vitale per gli abitanti. Nella cultura islamica, inoltre, il blu è considerato il colore della felicità e dell'ottimismo.
Il blu come identità culturale condivisa
Qualunque sia l'origine, il blu è diventato parte integrante dell'identità di Chefchaouen. Le donne della città, collaborando in coppie, rinnovano pazientemente le pareti fino a tre volte l'anno, perpetuando questa tradizione anche dopo l'esodo della comunità ebraica verso Israele nel 1948.
L'amministrazione cittadina sostiene attivamente questa pratica, distribuendo pennelli ogni primavera. Questo rituale, che unisce berberi, musulmani e discendenti andalusi, simboleggia l'armonia culturale e l'unicità della città blu del Marocco.
Ciò che iniziò come una scelta pratica o spirituale si è trasformato in un simbolo iconico, creando quell'atmosfera magica e serena che affascina chiunque visiti Chefchaouen. Il blu non è più solo un colore, ma rappresenta l'anima stessa della città, trascendendo le sue origini incerte per diventare un patrimonio culturale condiviso e riconosciuto in tutto il mondo.